Le interfacce VR di Mike Alger

Tron, Steven Spielberg, 1982

Mike Alger ha sempre messo al centro dei suoi interesse la Realtà Virtuale e la creazione del Design perfetto per i nuovi device VR.

Nel precedente articolo abbiamo parlato delle interfacce per la Mixed Reality, concentrando l’attenzione su device che ormai fanno parte della nostra quotidianità, come tablet e smartphone, ma se ci concentriamo sulla Realtà Virtuale pura in quanto tale, cambia tutto.

Abbiamo capito che l’interaction design si basa sul rendere l’interazione macchina-uomo più naturale e intuitiva possibile, ma cosa avviene se questa interazione non è mista, e l’unica realtà in cui interagiamo non è aumentata o mista, ma completamente virtuale?

Il colore nella grafica delle interfacce VR deve ispirarsi ai colori della quotidianità. Immagine di Mike Alger
Il colore nella grafica delle interfacce VR prende spunto dai colori della quotidianità. Immagine di Mike Alger

E’ quello che si chiedono designer come Mike Alger, laureatosi nel 2016 a Londra con un master focalizzato sul design di interfacce per l’interazione VR.

Qui possiamo vedere il suo video-manifesto del design delle interfacce VR:

Questo manifesto che Mike Alger pubblica già nel 2015 è una dichiarazione di intenti per la ricerca e la progettazione di interfacce utente per il multitasking ergonomico nella Realtà Virtuale, concentrata principalmente sull’interaction design per sistemi operativi e browser. Il suo scopo è spiegare gli intenti, le ipotesi e le motivazioni dei suoi progetti universitari di studio del passaggio dall’interfaccia rettangolare del monitor del computer ai device VR. Mike sottolinea quanto i designer VR devono sviluppare gli schemi del design web e diventare dei designer di ambiente e basare le interazioni su gestualità differenti, ad esempio utilizzando più parti e capacità del corpo umano, come il tracking dello sguardo e dei gesti nell’aria.

Il processo di progettazione di paradigma di interazione completamente nuovo richiede una notevole quantità di considerazioni, che Mike Alger presenta qualche mese dopo il suo manifesto:

Secondo Mike Alger il confronto che detterà la ricerca della migliore interfaccia utente è quella tra i diversi tipi di controller motion tracker e i sistemi basati su hand-tracking.

Guardiamo ad esempio al modello mouse e tastiera per l’interazione di un computer, la più classica user interface che conosciamo: ha già due tipi diversi di input. Forse quindi applicazioni professionali immersive si baseranno su un approccio simile, magari in cui una mano gestirà un controller su 6 diversi gradi, mentre l’altra mano verrà tracciata da una telecamera. In ogni caso combinare diverse tecnologie imporrebbe una gamma di possibilità di interazioni più disparate.

La percezione dello sguardo nello spazio
La percezione dello sguardo nello spazio

Dopo un breve excursus storico sulla storia del VR e delle GUI (interfacce grafiche), Mike divide lo spazio del VR in zone rispetto a come funziona la nostra percezione visiva e tattile nello spazio, per capire come concepire l’interfaccia utente nella realtà virtuale. Ciò che salta all’occhio è che la tecnologia che possediamo già può essere un punto di partenza per l’evoluzione delle interfacce virtuali. E’ importante trovare delle metafore sensoriali il più naturali possibili per l’essere umano, quindi ispirarsi alla natura dell’ambiente in cui viviamo, a ciò che già in conosciamo, ed adattarle alla caratteristiche meno “naturali” della realtà virtuale, che però già conosciamo grazie alla nostra esperienza quotidiana col web, il computer e le interfacce digitali.

Simulazione di interazione dal video di Mike Alger
Simulazione di interazione dal video di Mike Alger

L’idea di associare menù di interfacce preesistenti e nuove azioni con diverse parti del corpo approfitta della memoria motoria della nostra percezione, va ripensata la relazione spaziale con il virtuale.

esempio di user interface per vr ipotizzato da Mike Alger
esempio di user interface per VR ipotizzato da Mike Alger

Attualmente Mike Alger lavora nel dipartimento design di Google VR, le motivazioni che spingono i suoi studi sono le stesse di tanti altri designer che lavorano sul VR.

C’è ancora sicuramente tanto da imparare sul linguaggio del VR, come abbiamo visto nei precedenti articoli, che come gli altri media comunicativi ha punti di forza e debolezze, ma è necessario abbandonare i pregiudizi, perché l’evoluzione la stiamo facendo tutti noi giorno per giorno, e dobbiamo avere fiducia nel fatto che ambiti come l’educazione, il design, l’arte, il turismo, la ricerca scientifica si stanno evolvendo grazie anche alla Realtà Virtuale, che sta cambiando e cambierà il mondo sotto ai nostri occhi. Dobbiamo esserne consapevoli, seguire l’evoluzione, e perché no, creare una propria narrazione, metterci del nostro! 

Fonti:
https://www.mikealger.com/
https://twitter.com/thealphamike/
https://www.smashingmagazine.com/