Invisibile: la nuova serie VR di Doug Liman

Invisible, Doug Liman

Invisibile è una serie del regista Doug Liman, tutta girata a 360°, per la Realtà Virtuale.

Come abbiamo visto la produzione cinematografica VR è ancora solo nella sua infanzia, è ancora tutto da sperimentare, ma per registi come Doug Liman ci sono già troppe regole. Già a ottobre 2016 Liam presenta al mondo il suo documentario Invisibile, 5 episodi in cui molte linee guida classiche del cinema vengono ignorate, pochi tagli di montaggio, movimenti di camera quasi inesistenti, inquadrature sempre ad “altezza uomo”.

Per essere una serie VR, Invisible è frenetica, con frequenti spostamenti di ambientazioni, da un villaggio haitiano a un ristorante di Brooklyn.

La serie segue le vicende di una ricca famiglia, gli Ashlands, partendo dalla morte misteriosa del patriarca, di cui la nipote Tatiana deve scoprire le trame dietro al suo omicidio. La prima stagione dura circa mezz’ora, ed è scritta dalla sceneggiatrice del Dallas Buyers Club Melisa Wallack, e lascia molte faccende irrisolte.

Invisible, dietro alle quinte con Doug Liman
Un’immagine dietro alle quinte di Invisible con Doug Liman

La prima cosa che il regista ha dovuto fare è stata ripensare completamente allo storytelling tradizionale, al modo quindi in cui si raccontano le storie. Pensare di prendere in mano una sceneggiatura tradizionale e girarla in VR diventa un’esperienza da un certo punto di vista meno “impegnativo” del girato 2D, da spesso la sensazione di stare guardando un videogioco. Come afferma Doug Liam, il cinema VR dovrebbe tendere ad un coinvolgimento sempre più emozionale, ma questo non accade automaticamente prendendo una camera VR ed usandola per girare una scena tradizionalmente pensata in 2D.

Liam è solito a cercare l’innovazione fin dai suoi esordi giovanili, girando in Super 8, 26mm e 35mm, in cui i limiti tecnici erano già parte del processo, per lui non è una novità oggi con il VR l’impegno necessario nel suo lavoro.

Per coinvolgere lo spettatore nel VR bisogna utilizzare strategie molto diverse rispetto al cinema tradizionale. Dopo primi test il regista ha compreso subito che gli spettatori avrebbero dovuto osservare in modo più “partecipante” di quanto sono abituati, fino anche a bloccare i fotogrammi per girarsi e poter trovare elementi nascosti della storia. Il pubblico di Invisible ha quindi un livello di controllo che un film in 2D solitamente non ha, e non ci saranno mai due visioni di un episodio uguali.

Qui la prima puntata.

Fonti:
https://www.theinvisibleman.film/
https://www.jauntvr.com/